COLLEGNO E LO SCANDALO DELLA CLINICA DELLA MEMORIA: SPESI 21 MILIONI, È ANCORA CHIUSA A DUE ANNI DALL’INAUGURAZIONE

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di DORA MERCURIO

COLLEGNO – “Il solito affare all’Italiana”, così si può definire la Clinica della Memoria San Giovanni Paolo II inaugurata a Collegno il 21 settembre di due anni fa e mai aperta. La Clinica, progettata per ospitare i tanti malati di patologie neurodegenerative tra cui il morbo di Alzheimer di cui proprio oggi si festeggia la giornata mondiale, sembrerebbe pronta all’uso: da fuori è possibile addirittura vedere alcuni mobili presenti all’interno come armadi e scaffali.

I lavori sono iniziati nel 2010 e sono stati spesi per realizzarla 21 milioni di euro provenienti in parte dalla CRT e dalla Banca Sanpaolo e in parte dalle donazioni fatte dai cittadini per finanziare il progetto.

La ricerca dei motivi per cui la Clinica ancora non è stata aperta sembra una caccia al tesoro o meglio, il gioco dell’oca: ad ogni casella che si raggiunge in realtà si torna indietro. È il solito scarica barile che gli italiani purtroppo conoscono fin troppo bene.

Per la proprietaria della struttura, la Fondazione San Secondo, i motivi per cui ancora non si può aprire la Clinica consisterebbero in “questioni tecniche” che riguarderebbero in particolare i bagni di quaranta camere che, da quanto dichiarato dal presidente Don Mario Foradini “sforerebbero la metratura di 5 cm e per questo non sarebbero legali in base alla normativa attualmente in vigore che ovviamente nel corso di tutti questi anni è stata modificata. Attendiamo però il via da parte dell’Asl To3  per aprire almeno la parte attualmente già a norma e  che costituisce circa il 70% della struttura- continua Don Foradini- Io spero di poterla aprire entro la fine dell’anno“.

Contrarie sono invece le dichiarazioni dei dirigenti dell’Asl To3 che attraverso l’ufficio stampa fanno sapere che i motivi dell’attuale situazione sarebbero legati  “ad un’autorizzazione della Regione Piemonte che deve ancora inserire la Clinica all’interno del piano d’azione per la salute mentale. Al momento attuale la struttura è ancora a una fase preliminare e solo ottenuta questa autorizzazione la Clinica potrà chiedere le ulteriori autorizzazioni all’Asl To3. Attualmente quindi l’Asl non c’entra nulla per ciò che riguarda l’apertura della struttura anche perché, tra l’altro, una volta aperta saranno diverse le Asl di competenza essendo un centro destinato ad essere utilizzato da pazienti provenienti da tutto il territorio“.

Di queste affermazioni espresse dall’Asl la Fondazione San Secondo dice di non sapere nulla: “Abbiamo queste autorizzazioni da vent’anni, non serve nessuna ulteriore autorizzazione regionale“. La Regione Piemonte, tramite l’Assessorato alla Sanità non vuole invece rilasciare dichiarazioni in merito “L’unica cosa che sappiamo è che stanno procedendo con i lavori, per il resto chiedete all’Asl”.

In effetti qualche operaio davanti all’edificio si vede, ma anche loro non sanno il vero motivo per cui ancora la Clinica sia chiusa: iniziano con dei lavori poi gli viene detto di fermarsi poi di ricominciare: un circolo vizioso che non si spezza. La vera ragione per cui La Clinica della Memoria è ancora chiusa quindi non la sa nessuno. O forse la sanno tutti, ma come troppo spesso accade nel nostro Bel Paese, meglio non dirla.

Alla fine di questo triste “gioco” in cui i protagonisti della vicenda si passano la palla l’un l’altro sembra non esserci nessun vincitore ma solo perdenti: i tanti malati che vorrebbero poter usufruire della Clinica e dare un senso a questi 21 milioni di euro che sono stati spesi per crearla.

 

 

 

 

 

 

 

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3 COMMENTI

  1. L’ASL TO3 ha avuto informazione che la Fondazione San Secondo starebbe finalmente svolgendo i lavori richiesti per la messa a norma della struttura, affinchè possa rispettare i parametri previsti dalla legge per rendere possibile il rilascio dell’autorizzazione al funzionamento. La Commissione di vigilanza dell’ASL TO3 è pronta a svolgere il proprio compito non appena la citata fondazione S.Secondo comunicherà di essere pronta a sottoporre la struttura ad ispezione.
    Pertanto nessuna responsabilità per i ritardi può essere addebitata all’Azienda sanitaria e tantomeno alla Regione Piemonte, nè al riguardo si sta verificando alcun palleggiamento di competenze, in quanto tutti i passaggi del percorso che porterà all’autorizzazione per l’apertura e funzionamento della struttura sono perfettamente previsti, codificati e chiari a tutti gli attori in gioco.

  2. Conosco Don Mario da decenni….mio padre e mio zio hanno fatto continue donazioni per portare avanti questo progetto. Fortunatamente se ne sono andati senza avere bisogno di queste cure specifiche, ma il male devastante ha colpito la mia mamma, ultima superstite di quella generazione. E adesso che ne avremmo bisogno…..è tutto bloccato da una burocrazia che pone freni ai diritti dei malati e delle loro famiglie!

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