FOTO / ALPIGNANO, LA RINASCITA DELLA SCUOLA GRAMSCI: RIAPERTURA A SETTEMBRE

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dal COMUNE DI ALPIGNANO

ALPIGNANO – Il 29 marzo l’amministrazione ha invitato tutti gli esponenti del mondo scolastico a prendere visione dell’avanzamento dei lavori della scuola “Gramsci”, chiusa dal mese di giugno del 2015 dall’ex sindaco Da Ronco, per presunta inagibilità causata dalla presenza di amianto. Da lì molte sono state le storie che si sono intrecciate, sulle ragioni di una scelta così drastica e soprattutto sugli obiettivi che si volevano raggiungere; sta di fatto che la ragionevole presunzione che il mondo dell’edilizia è un mondo che promette rilevanti ed egregi esempi di recupero del patrimonio pubblico è stata il faro che ha illuminato la volontà della giunta Oliva, diventando uno dei punti cardini del programma di mandato. E oggi si raccolgono già i frutti di questa coraggiosa scelta.

Dopo quasi quattro anni da quella improvvisa chiusura, la dirigente Silvana Andretta, la vicepreside Francesca De Conno, le fiduciarie di tutte le altre scuole, alcuni componenti del Comitato genitori e del Consiglio di istituto, i funzionari dell’ufficio tecnico, alla presenza della giunta, del Presidente del Consiglio e di alcuni consiglieri di maggioranza hanno potuto rimettere piede in una struttura data per persa e invece oggi rimessa completamente a nuovo.

Questo raggiante ed emozionato gruppo di visitatori, di cui molti hanno sofferto sulla propria pelle i disagi del trasferimento forzato dei bambini dalla “loro” scuola, ha potuto constatare con i propri occhi che i lavori sono praticamente terminati: a settembre la scuola tornerà a pieno regime, come dimostrano le iscrizioni appena chiuse. I pochi mesi di cantiere hanno già permesso di mettere in sicurezza l’intero edificio dal punto di vista del rischio amianto, e nello stesso tempo di affrontare il fondamentale adeguamento alla normativa antisismica.

Restano solo più alcuni lavori di minore entità da fare, come la sostituzione di serramenti al primo piano e della caldaia, il posizionamento di nuovi apparecchi illuminanti a led e anche la demolizione della casetta del custode.

Durante il sopralluogo sono state illustrate le tecniche utilizzate, che comprendono l’incapsulamento delle pareti esterne e il confinamento di quelle interne, come prevede la normativa per la bonifica. Non sempre la rimozione è la pratica più consigliata dagli organi di vigilanza, perché comunque lo smaltimento presenta talvolta criticità peggiori che la sua conservazione. Dato che il cantiere ha interessato tutto l’edificio, l’occasione è stata utile per fare altre piccole opere di manutenzione, come il rifacimento del pavimento della palestra, la revisione della controsoffittatura e il ripasso dei servizi igienici e dell’impiantistica di riscaldamento.

Ora non resta altro che attendere il mese di settembre, quando, ultimato il trasloco, torneranno gli arredi scolastici e soprattutto torneranno i bambini, ad animare i luminosi e ampi corridoi e le aule e il rigoglioso giardino circostante, un serbatoio verde preziosissimo in un contesto così densamente urbanizzato. E le altre due scuole elementari, la Turati e la Matteotti recupereranno presto i loro spazi originali, tra cui l’auditorium Matteotti, di cui si sente così tanto la mancanza.

Quasi un intero ciclo scolastico è andato disperso, allievi e maestre sono stati stipati nelle altre due scuole del territorio, per la volontà della precedente amministrazione di “buttare via” una scuola ancora recuperabile per lasciare spazio a un insediamento residenziale e costruire un nuovo plesso in una destinazione che il piano regolatore non aveva ancora individuato. Reperire 8.000.000 di euro (oltre agli oneri per gli incarichi di progettazione e l’Iva) per una scuola nuova, senza nemmeno sapere ancora dove, con tutte le necessarie varianti di piano da mettere ancora in pista, ci fanno pensare che un sano pragmatismo politico e una chiara idea di bene pubblico talvolta possano aiutare a prendere le distanze da sogni irrealizzabili e a cambiare strada.

Se pensiamo a che cosa significhi realizzare un’opera pubblica così importante, ci rendiamo conto di quanto ancora oggi saremmo lontani da quell’obiettivo, se si fosse mantenuta quella volontà: al di là del reperimento delle ingenti risorse, “missione impossibile” per ogni amministratore pubblico, un’opera pubblica inizia da una gara per la progettazione. Dopo le varie fasi del progetto, si appaltano i lavori. E intanto si sarebbe dovuta predisporre una variante parziale al piano regolatore. Quando l’amministrazione Oliva ha avviato la propria attività, nel mese di giugno del 2016, nessuno di questi passi era ancora stato compiuto, dimostrando che le idee non fossero ancora così chiare e che probabilmente oggi saremmo ancora al punto di partenza.

Un grande merito va alla volontà degli amministratori e alla professionalità del responsabile dell’area lavori pubblici e dei suoi collaboratori, che hanno consentito un ulteriore risparmio (di tempi e costi), dato che il progetto è stato realizzato dall’ufficio tecnico. In perfetta sinergia politici e tecnici hanno potuto dare finalmente i natali a uno dei punti cardini del programma di mandato di questa amministrazione, atteso da tanti anni.

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