RIVOLI, GIOVANE CHIUDE L’ATTIVITÀ A CAUSA DEL LOCKDOWN: “NESSUN AIUTO DALLO STATO”

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di ANGELO FRANCO

RIVOLI – Tra gli artigiani e i commercianti messi a dura prova dalla crisi economica scatenata a seguito dell’epidemia da Covid-19, c’è chi ha chiuso definitivamente. È quanto accaduto a Matteo Chirico, il trentottenne di Rivoli che a soli quattro mesi dall’apertura della sua IAD (impresa alimentare domestica) nella più totale assenza di aiuti da parte dello Stato, uno Stato che definisce “assente”, si è trovato costretto a dire provvisoriamente addio al suo sogno nell’ambito della produzione e vendita di prodotti alimentari fatti in casa.

A fine gennaio del 2020 Matteo, che già lavorava con un contratto part-time di 12 ore settimanali, pur mantenendo tale occupazione era riuscito a mettersi in proprio e ad aprire il suo laboratorio chiamato “Il Dolcibolario”, come a sottolineare l’idea di un posto speciale dove godere della cucina “fatta in casa” dalla A alla Z. Il suo obiettivo era quello di crescere nel settore dell’home food.

Un investimento iniziale di circa 10.000 euro di cui 4.000 di consulente HACCP (la figura preposta ai controlli preventivi e necessari per mettere a norma gli ambienti) e gli altri spesi per il commercialista e per alcune delle apparecchiature utili al lavoro (il doppio frigo, la lavastoviglie, il tavolo professionale in acciaio, le fotocellule per i rubinetti, in modo da metterli in funzione senza toccarli), gli ha permesso di avere tutto il necessario per mettersi all’opera, fidelizzando i clienti e riscuotendo ottime recensioni suoi social network.

Ma come è successo a molti, i mesi del lockdown, le restrizioni e i devastanti effetti del Coronavirus sull’economia nazionale, lo hanno messo alle strette, catapultandolo in una situazione di crisi economica dove “non è pervenuto neanche un centesimo da parte di chi dice di avere a cuore l’economia”.

“Nella pratica non ho ricevuto aiuti da parte dello Stato. Non ho diritto ai bonus di 600 euro previsti per le partire IVA in quanto sono già intestatario di un contratto lavorativo, ma non hanno preso in considerazione che si tratta di un part-time che mi impegna 12 ore alla settimana e che quindi non rappresenta una fonte di guadagno sufficientemente ampia per aiutarmi anche sul fronte della mia attività in tempi di pandemia. Inoltre, per meno di quattro mesi di lavoro dovrò pagare 800 euro di contributi INPS entro dicembre 2020, e se non dovesse bastare, ai fini del pagamento di questi contributi, Gennaio mi è stato conteggiato come mese intero pur avendo aperto il 28: per due giorni di operatività dovrò pagare 200 euro di INPS. Il fatto che lo Stato voglia andare a incentivare e invogliare le nuove imprese e i giovani, può pure fare piacere, ma poi sono i fatti che contano, e alla fine si tratta solo ed esclusivamente di pagare”.

È così che Matteo ha dovuto accantonare provvisoriamente il suo grande sogno in cucina: “è brutto dirlo ma sono dell’idea che in questo momento storico, avere un posto da dipendente sia molto più vantaggioso rispetto ad un posto autonomo. Al momento la pagina Facebook de “Il Dolcibolario” è ancora aperta e continuo ad utilizzarla a livello amatoriale. Tornerò a ripensare a questa attività quando avrò risparmiato nuovamente i soldi persi. E quando lo Stato inizierà a dare seguito alle sue promesse: 600 euro non mi avrebbero cambiato la vita, ma sicuramente sarebbero stati un valido aiuto nel pagare una parte di spese”.

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2 COMMENTI

  1. Sono dispiaciuto per il Signor Matteo, comprendo la Sua amarezza, intanto selle reti nazionali continua la richiesta di aiuto per la Protezione Civile, cosa che spetterebbe ai nostri governati, però rinunciare spontaneamente a qualche vitalizio no………. siamo governati da vampiri che pensano soltanto ad ingrassare il loro benessere, che provino a vivere con 600€ al mese. è ora di cambiare radicalmente altrimenti sarà………….

  2. Il suo commercialista ha sbagliato a fargli aprire l’attività il 28 di gennaio. Basta aprire il 1° febbraio e risparmiava i 200 euro di INPS.

    Inoltre che io sappia ci sono 1000 euro di Bonus Piemonte + 1000 euro di Bonus AdE (Agenzia Entrate non l’inferno) che sempre il commercialista, se rientra nelle categorie a cui spettano, gli può richiedere (sempre se non gli ha già chiuso la P.IVA in questo caso addio). Se ha fatto un forfettario gli conviene tenere aperto perché se chiude e riapre non pagherà più solo 5% ma il 15% perchè risulterà come seconda partita iva a suo nome.

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