RIVOLI, ALLE IENE IL CASO DELL’ARCHITETTO ESPOSITO: “LO STATO SI GIRA DALL’ALTRA PARTE”

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di SILVIA MICCOLI

RIVOLI – Questa è la storia della rovina di un uomo, oggi pentito delle sue denunce. E, nonostante tutto, lo Stato non ha mai mosso un dito per aiutarlo. L’inchiesta è stata fatta da Luigi Pelazza in un servizio de Le Iene andato in onda nella puntata del 6 aprile.

È il 2009, siamo a Rivoli e l’architetto Mauro Esposito aveva appena ricevuto l’incarico di direttore lavori per costruire un complesso immobiliare in corso Susa: le Residenze San Carlo con 85 appartamenti di varia metratura. Il lavoro era stato commissionato dalla Edil Rivoli, una società edile creata apposta per il progetto. Ma un primo problema era già emerso in questa fase dei lavori, quando la società di costruzioni aveva deciso il soggetto appaltatore, Nicola Mirante.

La collaborazione tra Mirante ed Esposito diventa sempre più complicata, soprattutto perché il primo inizia ad inviare un numero spropositato di richieste, comunicazioni e fax in bianco all’architetto. Questi si riveleranno, nel corso dell’indagine, tentativi per incastrare Esposito.

I lavori però sembrano procedere, almeno fino a quando l’appaltatore comunica che, pur non essendo nemmeno a metà lavoro, aveva sforato il budget dell’intervento di circa due milioni di euro, tutti in modifiche rispetto al progetto originale. Di queste varianti, solo il 10% era vera. Mauro Esposito capisce che quelle varianti sono false, da direttore lavori si rifiuta di approvarle e scrive subito alla società edile, avvertendoli di non pagare. Ma Edil Rivoli, un giorno, gli risponde che il modo di lavorare di Esposito aveva prodotto diversi danni, tutti segnalati attraverso delle contestazioni, che l’architetto dice di non aver mai ricevuto. Gli viene quindi inviato l’elenco delle segnalazioni, ma qualcosa non torna.

Mirante aveva infatti trasformato le comunicazioni generiche e i fax in bianco in contestazioni sui lavori. In seguito Esposito afferma di aver ricevuto minacce e gli vengono offerti 50.000 euro per lasciare l’incarico di direttore lavori: lui dà le dimissioni e ne dà notizia in Comune, avvertendo le autorità sui fatti che riteneva sospetti. Parte anche la denuncia alla procura e la causa civile.

La denuncia non piace a Mirante che si presenta che chiede ad Esposito di pagare un risarcimento danni, per un valore di due milioni di euro, riguardanti la progettazione dell’intervento. Segue l’udienza in tribunale dove viene stabilito che i danni non sono stati fatti, ma per Mauro Esposito le cose si mettono comunque male. Per colpa di un cavillo, il contratto iniziale di collaborazione con il suo studio di architettura viene considerato nullo, non valido: Esposito è quindi costretto a restituire all’Agenzia delle Entrate delle somme incassate fino a quel momento, pari a quasi un milione di euro. Soldi che lui non ha e così gli vengono pignorate l’azienda e i conti correnti. La sua rovina inizia da qui.

Intanto nel 2014 Mirante viene arrestato e condannato in primo grado a nove anni di carcere per associazione mafiosa. Adesso è libero, in attesa degli altri gradi di giudizio. Mauro, invece, sono anni che aspetta il risarcimento dallo Stato. Esiste infatti la legge 44/99, che garantisce ai soggetti che hanno subito estorsione di venire risarciti. Dopo l’intervento di Luigi Pelazza, niente è cambiato.

La prefettura di Torino ha risposto alla segnalazione affermando che “non ci sono elementi sufficienti per il risarcimento”. In questi giorni ci sarà il ricorso al TAR, ma Mauro Esposito è ormai sconsolato e conclude l’intervista de Le Iene così: “Mi sarebbe convenuto girarmi dall’altra parte e non denunciare”.

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