ALPIGNANO E IL CASO PIRRAZZO: IL SINDACO OLIVA È STATO INTERROGATO DUE VOLTE DAL TRIBUNALE COME TESTIMONE / DA RONCO: “NON L’HA MAI DETTO IN CONSIGLIO COMUNALE E AI CITTADINI”

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Il sindaco Oliva con l’ex assessore Pirrazzo

di FABIO TANZILLI

ALPIGNANO  – Il sindaco di Alpignano Andrea Oliva, in passato, è stato coinvolto in qualche modo nelle indagini che hanno portato alla condanna dell’ex assessore Pirrazzo? La risposta è sì: Andrea Oliva, che a quel tempo non era ancora primo cittadino ad Alpignano e lavorava come tecnico informatico del Comune di Brandizzo, nel 2012 è stato interrogato dalla procura in due occasioni come testimone, su richiesta dello stesso Pirazzo e del suo collega Gaeta (l’altro agente della polizia municipale condannato dal tribunale). Oltre a Oliva venne interrogato, su richiesta dagli imputati, anche l’allora sindaco di Brandizzo, Enrico Pastore.

Il nome di Oliva compare infatti, in qualità di testimone, nelle pagine della sentenza del Tribunale di Torino n. 1532 del 16 luglio 2013, nella quale il giudice Firrao ha condannato in primo grado l’ex assessore Massimiliano Pirrazzo e Claudio Gaeta. Condanna confermata dalla Corte di Appello di Torino il 28 novembre 2017.

Si tratta di una procedura ordinaria in un simile caso giudiziario, visto che al centro delle indagini c’era la falsificazione di un file informatico, ossia di un ordine di servizio a firma di Pirrazzo fatto col computer e con l’obiettivo di fornire un alibi al collega Gaeta, denunciato per lesioni e minacce dall’ex convivente: il file contenente l’ordine di servizio (la scheda orario di lavoro di Gaeta) datato 17 ottobre 2007, era stato in realtà creato tre anni dopo, nel settembre 2010. E più precisamente “Alle ore 11.20 dell’8 settembre 2010 – spiega il giudice nella sentenza di condanna in primo grado – il suo contenuto alle 11.29, era stato stampato per l’ultima volta alle 12.02 e l’ultimo salvataggio risaliva alle 12.03 della medesima giornata. In data e orario incompatibili”.

La testimonianza del tecnico informatico Andrea Oliva (che con la sua società lavorava da circa 10 anni per il Comune di Brandizzo) e del sindaco Pastore era stata quindi richiesta da Pirrazzo e Gaeta proprio al termine delle indagini preliminari, come previsto dalla legge. Il sindaco di Alpignano, così come l’ex sindaco di Brandizzo, non sono mai stati indagati per tale vicenda, bensì chiamati dalla difesa per portare la loro testimonianza. D’altronde qualunque cittadino può essere convocato in procura per essere interrogato, così come per testimoniare in un processo, senza dimenticare che per i testimoni c’è l’obbligo di presentarsi in tribunale.

Oggi il fatto ha una rilevanza politica perché riguarda il diritto all’informazione verso i cittadini e alla trasparenza amministrativa.  Poco tempo fa, prima di Natale, il consigliere dei 5 Stelle Cosimo Di Maggio aveva presentato in Comune un’interrogazione chiedendo al sindaco Oliva se in qualche modo fosse stato coinvolto nelle indagini su Pirrazzo.

Il sindaco non aveva dato risposte. La replica di Oliva era stata: “Vi querelo”, annunciando di denunciare per diffamazione sia i consiglieri di opposizione che il nostro giornale, “colpevole” di aver pubblicato il testo dell’interrogazione depositata in Comune.

Eppure sulla sentenza di condanna di primo grado del tribunale, emessa il 16 luglio 2013, c’è scritto nero su bianco che Oliva è stato sentito due volte dalla procura: il 16 febbraio 2012 e il 25 maggio 2012, prima e dopo l’interrogatorio degli imputati.  Nella sua testimonianza, come scrive il tribunale “il tecnico Oliva si è limitato a confermare di aver dato le indicazioni riportate dagli imputati per operare su determinati file risalenti ad anni precedenti allo spostamento del server dal municipio alla stazione della polizia municipale (…) ma non ha confermato che ciò sia effettivamente accaduto in relazione al file esaminato. Il teste (Oliva ndR) ha inoltre escluso ogni possibilità di verifica o di rintraccio del file originale del 2007 asseritamente cancellato da Gaeta, se esistente, essendo stato nel frattempo sostituito il disco del server”.

Non si capisce, quindi, per quali ragioni il sindaco abbia annunciato di querelare i 5 Stelle e il nostro giornale CinturaOvest per una domanda legittima e fondata. “Il caso Pirrazzo” ha avuto delle conseguenze politiche ad Alpignano: l’ex comandante dei vigili urbani di Brandizzo era stato infatti nominato assessore nel Comune di Alpignano nel 2016, senza che nessuno del consiglio comunale – a parte il sindaco Oliva – sapesse che era stato già condannato in primo grado nel 2013 (condanna poi confermata in appello nel 2017, poco tempo dopo le sue dimissioni dalla giunta “per motivi personali”).

“Il sindaco Oliva non ha informato la città che era stato coinvolto, con il ruolo di testimone, nelle indagini su Pirrazzo – commenta dall’opposizione il consigliere comunale Gianni Da Ronco – tutto questo c’è scritto sulla sentenza di primo grado del tribunale di Torino. I fatti processuali danno quindi ragione ai 5 Stelle, che avevano semplicemente chiesto chiarimenti al sindaco su questa vicenda, facendo delle domande precise. Eppure la risposta all’interrogazione, per quanto noi sappiamo, non è ancora arrivata dal sindaco Oliva, che si era limitato solo a minacciare querele”.

“Noi non ci sostituiamo al ruolo dei giudici – aggiunge Da Ronco – ma ci chiediamo se, dal punto di vista politico, la condotta del sindaco Oliva sia stata corretta verso la popolazione di Alpignano. Non ha mai detto a nessuno che per due volte, in passato, era andato a testimoniare sul caso Pirrazzo. Si è limitato a dire che era solo al corrente del procedimento penale. Eppure, da amministratori pubblici, abbiamo un dovere politico verso il paese: garantire il diritto di informazione ai cittadini”.

 

 

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