COLLEGNO, 39ENNE A PROCESSO PER SEQUESTRO DI PERSONA

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di ELISA BENSO

COLLEGNO – È iniziato questa mattina il processo d’appello sul caso del misterioso sequestro di persona del pregiudicato Ivan Napoli, uomo che venne rapito il 23 aprile del 2017 a Torino, quasi al confine con Venaria Reale, all’uscita di un hotel dove aveva festeggiato il suo compleanno con amici e un’amica.

Gli imputati sono i presunti membri della banda che avrebbe organizzato il sequestro di persona, finalizzato a “punire” Napoli per uno sgarro che avrebbe commesso vendendo una Porsche non integra a uno dei suoi “vecchi amici”. Alla sbarra ci sono F.B. di 39 anni residente a Collegno, difeso dall’avvocato Vittorio Nizza, A.A. assistito dall’avvocato Nicola Ciafardo e S.A. a fianco del legale Mauro Molinengo.

Gli indagati, che erano presenti in aula, sono accusati dai pm Monica Abbatecola e Paolo Toso di aver pianificato il sequestro a scopo di estorsione: per avere del denaro. Alcune difese invece sostengono che i rapimento di Napoli fosse stato soltanto una vendetta per la truffa della Porsche che la stessa vittima avrebbe messo in atto.

La scena da film avvenne il 23 aprile del 2017 a Torino, quando Napoli, dopo una nottata passata a festeggiare il compleanno con amici, amante e fiumi di champagne all’Hotel Six Love, venne bendato e portato in un garage in zona Vallette, poi legato con delle fascette e picchiato. Secondo l’accusa, la banda gli chiese un riscatto da almeno tre milioni di euro. Napoli si era salvato soltanto perché per sbaglio era stato ferito al malleolo e gli aggressori, temendo che morisse e vedendo molto sangue, lo avevano liberato insieme all’amico. L’uomo era quindi riuscito a raggiungere l’ospedale Maria Vittoria.

Sul caso, che ha ancora dei risvolti misteriosi, ha indagato per mesi la squadra mobile di Torino, e proprio questa mattina durante l’udienza i pm Abbatecola e Toso hanno annunciato di avere delle prove nuove: audio e conversazioni che sarebbero stati recentemente intercettati dalla polizia e che proverebbero che gli imputati avrebbero frequentazioni vicine alla criminalità organizzata. Il presidente della Corte dovrà stabilire se al processo verranno ammesse le nuove prove, sia dell’accusa che delle difese.

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