RIVOLI: “IL COMUNE NON USI GLI ASTERISCHI”

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di ANDREA MUSACCHIO

RIVOLI – I capi gruppo consiliari di maggioranza del Comune di Rivoli chiedono di eliminare l’uso di asterischi e/o lettere di inclusione (schwa, ndr) nelle comunicazioni formali. Perché? La risposta è presto data. Secondo i “politici” rivolesi il costume del politicamente corretto sta crescendo a tal punto da essere “veramente non apprezzato” specie “dove si tende a sostituire il femminile o il maschile dei sostantivi con il simbolo asterisco”.

La richiesta, con annessa argomentazione, la si legge nel testo della mozione presentata dai capi gruppo, i quali aggiungono: “Nella Pubblica Amministrazione, fino a prova contraria, che può avvenire solo con apposita Legge dello Stato, si deve usare la grammatica della lingua italiana nel modo più corretto”. Una considerazione molto singolare che si aggiunge anche all’auspicio che “nessun dipendente di questo Ente Locale approfitti della propria posizione e usi lo sconvolgimento della grammatica della lingua italiana al fine di proprie battaglie ideologiche, assolutamente legittime, ma totalmente fuori dal contesto amministrativo, lavorativo e delle formali comunicazioni scritte”.

Una scelta uniforme e coerente per i capi gruppo, che sottolineano come “la parola sindaco rimane così sia al femminile che al maschile, così come le parole assessore, presidente, consigliere ecc. Proprio come i sostantivi ragazza e ragazzo, che rimangono sia al femminile che al maschile”. Pertanto, al fondo della mozione, è possibile leggere l’ulteriore invito: “Il sindaco e la giunta municipale invitano a dare formali disposizioni a tutti i signori dirigenti affinché tutto il personale comunale nelle comunicazioni scritte, sia interne che esterne, che riguardino prettamente l’attività istituzionale e amministrativa sia usata nella sua forma più semplice e comprensibile, evitando asterischi nei sostantivi e lettere di inclusione”.  Non spetta certo a noi dare un giudizio su tale richiesta, ma resta certamente singolare leggere un testo ufficiale, in cui viene espressamente richiesto il buon utilizzo della grammatica italiana, e notare che gli stessi che lo hanno scritto si siano dimenticati di rispettarla.

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