COLLEGNO E LA PALESTRA CHIUSA: I CLIENTI POTRANNO CHIEDERE IL RISARCIMENTO CON L’ASSOCIAZIONE CONSUMATORI

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L’assemblea di venerdì 16 dicembre con i clienti della palestra Tonic, il Comune e l’associazione consumatori

di REBECCA DE BORTOLI

COLLEGNO – La chiusura improvvisa della palestra Tonic, sfrattata dai proprietari dell’immobile perché non pagava l’affitto, ha creato problemi a centinaia di clienti che hanno pagato l’abbonamento e fatto appositi finanziamenti. Venerdì 16 dicembre si è tenuto un incontro tra i clienti della palestra e l’associazione dei consumatori ADOC, nella sala conferenza del palazzetto dello sport di Collegno, messa a disposizione dall’assessore Matteo Cavallone. All’incontro erano presenti l’assessore Cavallone, il sindaco Francesco Casciano, l’assessore Gianluca Treccarichi, la consigliera regionale Sarah Disabato e l’avvocato Gianluca Narciso, vicepresidente dell’associazione per la tutela dei consumatori Adoc. L’obiettivo è quello di mettere in contatto i clienti della palestra con l’associazione consumatori, per essere tutelati legalmente: l’avvocato durante l’incontro ha risposto alle molte domande emerse, per poter proporre una soluzione. Evitando così di perdere tutti i soldi degli abbonamenti alla palestra pagati inutilmente, e per interrompere senza conseguenze i finanziamenti attivati con le banche e le società finanziarie. Contratti stipulati apposta dai clienti per pagare l’iscrizione in palestra. L’assessore Cavallone ha aperto l’incontro ricordando come è nata la vicenda. Tutto parte dalla chiusura con i sigilli della palestra Tonic, avvenuta in data 17 novembre 2022: la misura è stata disposta dal tribunale di Torino per morosità da parte della società sportiva Asi Fitness & more, che non pagava l’affitto ai proprietari dell’immobile (la Gem Immobiliare). Nel frattempo la società proprietaria dell’immobile Gem è fallita e il curatore fallimentare ha confermato che la proprietà sta cercando di vendere l’immobile: per questo il tribunale ha proceduto allo sfratto esecutivo della palestra Tonic: per non avere un inquilino moroso all’interno del palazzo. Ad oggi c’è una trattativa in atto per l’acquisto dell’immobile che ospita la palestra, ma non è stato rivelato con chi. L’assessore ha reso noto che il curatore fallimentare non è in trattativa con i precedenti affittuari della palestra (nonostante avessero dichiarato questo ndR). L’assessore Cavallone ha spiegato che secondo lui è difficile che la palestra Tonic riapra. Quindi cosa faranno i centinaia di clienti che hanno pagato l’abbonamento alla palestra, che improvvisamente ha chiuso? Una risposta l’ha provata a dare l’avvocato dell’ADOC (Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) che si è messo a disposizione per rispondere alle domande dei cittadini e per chiarire le procedure da seguire in questa situazione. L’avvocato ha spiegato che i clienti possono bloccare i pagamenti stipulati con le finanziarie, senza incorrere nella segnalazione delle banche dati. Si può fare motivando l’interruzione per inadempimento da parte del fornitore del servizio (la Tonic): è possibile segnalare alla Tonic il mancato servizio erogato con un’apposita comunicazione ufficiale di messa in mora (mandando una Pec alla palestra). L’avvocato Gianluca Narciso ha spiegato che è possibile recedere dal finanziamento senza essere segnalati (come prevede il decreto legge 335/1993), per inadempienza da parte del fornitore del servizio. La procedura deve essere avviata con l’invio di una Pec indirizzata a Tonic (e per conoscenza alla finanziaria con cui si è stipulato il contratto) per la messa in mora. È possibile farlo tramite l’associazione Adoc o privatamente. Dopo 15 giorni la Tonic dovrà rispondere alle varie Pec di messa in mora inviate dai clienti o dall’avvocato dell’associazione consumatori. Se Tonic non risponderà alla Pec, si potrà procedere scrivendo un’altra Pec alla finanziaria per ottenere il recesso del contratto. La messa in mora è un sollecito che viene inviato al fine di intimare il debitore (in questo caso la Tonic) ad adempiere ad una obbligazione (ossia l’apertura della palestra). Questa procedura può essere avviata anche da chi ha saldato l’intera cifra, perché si trasferisce sul debitore (la Tonic) l’impossibilità sopravvenuta di adempiere. Questo vuol dire che, se per la Tonic sarà impossibile riaprire la palestra, dovrà comunque risarcire i danni e rimborsare i clienti. C’è anche un altro scenario, alquanto improbabile: se la palestra Tonic troverà dei nuovi locali a Collegno per poter riaprire e garantire la ripresa delle attività, si potrà discutere solo sul periodo di mancata fruizione del servizio: in questo caso ci sono 15 giorni di tempo. Se invece la palestra non sarà riaperta, c’è la possibilità di sciogliere il contratto e chiedere il rimborso alla società sportiva. L’avvocato ha sottolineato più volte come, secondo lui, la via migliore da seguire sia quella di aprire un tavolo di trattative tra i clienti della palestra e la Tonic per negoziare i rimborsi. Il malessere generale è soprattutto dovuto al fatto, come lamentano molti clienti della palestra, che la Tonic è sempre stata sfuggente nelle comunicazioni con i suoi clienti, anche prima della chiusura, ed ora è sempre più difficile avere una comunicazione trasparente. L’incontro si è chiuso con la messa a disposizione dell’avvocato a seguire la vicenda: i clienti della palestra possono far valere i loro diritti associandosi all’ADOC in via Parma 10 a Torino, così da potersi muovere insieme tra tutti gli associati, per l’invio di una Pec e l’apertura di un eventuale tavolo di discussione con la palestra Tonic, per poter almeno ottenere i rimborsi degli abbonamenti pagati inutilmente. Per avviare la procedura di rimborso facendosi supportare dall’associazione consumatori Adoc, bisogna compilare il modulo e inviarlo a: info@adocpiemonte.it, versando una quota di tesseramento di 10 euro. E la palestra cosa replica? Per ora c’è solo il silenzio. Sicuramente se ne saprà di più nei prossimi giorni, soprattutto se partiranno le Pec di messa in mora da parte dei clienti con l’associazione consumatori: in questo caso, la palestra sarà finalmente costretta a esprimere una posizione ufficiale, facendo chiarezza.

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